Progetto

Progetto

Le foreste in Lombardia

Dal Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia redatto da ERSAF nel 2016 la superficie boscata della Regione Lombardia è stimata pari a circa 629.725 ettari e corrisponde al 26.4% dell’intero territorio lombardo.

Di tale superficie però soltanto il 7.6% (47.883 ettari) si trova in pianura, a causa della elevata urbanizzazione e della grande estensione delle aree a vocazione agricola di questa parte del territorio.

In questo contesto i boschi planiziali definiti come “Querco-carpineti e carpineti“ e “Querceti”, con una superficie complessiva pari a circa 6.766 ettari (pari al 17% del totale), costituiscono emergenze di particolare pregio naturalistico-ambientale.

Ne è conferma il fatto che tali formazioni planiziali presenti lungo le rive dei grandi fiumi rientrino nell’Habitat “91F0: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris)”, identificato dalla Direttiva 92/43/CEE.

La tutela di questo habitat naturale di interesse comunitario richiede la designazione di aree speciali di conservazione, anche in virtù del ruolo cruciale che tali formazioni svolgono in funzione della ricostituzione della rete ecologica.

La farnia e i querceti

Tra le querce presenti nel territorio, la farnia (Quercus robur L.) riveste un’importanza strategica poiché risulta essere la specie con più alto volume medio per individuo (raggiungendo un valore pari a 0.53 mc/pianta) ed elevata capacità di accumulo di carbonio tra quelle presenti nella Pianura Lombarda. 

I querceti planiziali hanno un ruolo cruciale nel garantire alla collettività la conservazione del carbonio organico.n una Riserva Naturale Integrale, il beneficio economico complessivo derivante dall’attività di accumulo del carbonio delle specie forestali è stato valutato pari a 11.209 dollari ad ettaro e la farnia è risultata essere la specie più rilevante nel contribuire all’erogazione di questo servizio ecosistemico alla collettività. 

Oltre all’accumulo di carbonio, i querceti svolgono altri numerosi servizi ecosistemici: risultano fondamentali nella protezione del suolo dall’erosione, nella protezione del territorio dalle esondazioni fluviali, nel garantire il mantenimento di un’elevata biodiversità offrendo rifugio ad una fauna selvatica di pregio (ad esempio avifauna, entomofauna saproxilica, micromammiferi ecc.), e ospitando specie erbacee nemorali spesso di interesse conservazionistico, officinale o ornamentale.

Essi poi garantiscono l’esistenza di contesti adatti alla fruizione e ricreazione (bird watching, butterfly watching, escursionismo, fotografia), ma anche prodotti tipici del bosco, quali piccoli frutti, funghi ecc. I querceti planiziali, inoltre, sono luogo di ricerca scientifica, didattica e divulgazione, educazione ambientale e benessere psico-fisico.

Il problema

Nonostante l’elevato valore e i molteplici servizi ecosistemici forniti dai querceti planiziali siano ampiamente riconosciuti, si tratta comunque di formazioni che in passato sono state oggetto di sfruttamento intensivo che ne ha spesso ridotto l’estensione e frammentato la distribuzione, rendendo tale ecosistema estremamente fragile.

Oggi, infatti, la maggior parte boschi planiziali a farnia presenti nel territorio regionale è compreso all’interno di aree protette, Parchi naturali o siti appartenenti alla rete Natura 2000.

I querceti planiziali si trovano ad affrontare le nuove sfide di carattere ambientale legate ai cambiamenti globali: climatici, di uso del suolo e invasione biologiche. Sono infatti ormai oltre 10 anni che si registrano fenomeni di deperimenti diffuso, come ampiamente documentato nel rapporto finale del progetto DEPFAR (AA.VV. 2006).

Tra i fattori di stress più rilevanti vi sono indubbiamente: aumento delle temperature e della siccità estiva; aumento in frequenza ed intensità di eventi climatici estremi, che contribuiscono notevolmente all’innesco di fenomeni di deperimento diffuso delle piante; diffusione di specie esotiche quali Prunus serotina e Robinia pseudoacacia; diffusione di fitopatie, spesso dovute all’ingresso di nuovi patogeni.

Una delle principali difficoltà nella prevenzione e lotta alle fisiopatie consiste nel fatto esse sono generate da un complesso intreccio di fattori legati all’individuo, alla cenosi e all’ambiente, le cui interazioni sono ancora per la maggior parte poco note.

Progetto ResQ

Il progetto “Deperimento della quercia nei boschi planiziali: studio multidisciplinare per la selezione di risorse genetiche resistenti”, co-finanziato dalla Direzione generale Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi di Regione Lombardia, nell’ambito del bando per il finanziamento di progetti di ricerca in campo agricolo e forestale, è dedicato allo studio del deperimento forestale nei querceti planiziali per contribuire all’acquisizione di nuove conoscenze, tramite un innovativo approccio multidisciplinare articolato, e alla comprensione della complessità del fenomeno. 

Questa ricerca permetterà di selezionare genotipi di farnia con elevato grado di resistenza, al fine dell’utilizzo per la produzione di rinnovazione artificiale. Si è infatti osservato che alcuni soggetti di farnia sono sopravvissuti in discrete condizioni vegetative anche in aree fortemente impattate dal deperimento. 

La ricerca sarà condotta con un nuovo approccio integrato fondato sull’utilizzo di molteplici competenze specialistiche. Lo studio concomitante di caratteristiche genotipiche, modalità di accrescimento e capacità di fronteggiare eventi climatici estremi, caratteri eco-fisiologici ed ecologici, aspetti fitopatologici di coppie di individui identificati come “deperienti” e “non deperienti” offre nuove possibilità di comprendere il determinismo del fenomeno e un solido fondamento scientifico per la selezione di individui resistenti al deperimento.

Leggi gli obiettivi

Scopri le attività

I commenti sono chiusi.